Non profit

Il sostegno a distanza non surroga l’adozione

La solidarietà attraverso la forma del sostegno a distanza è un’esperienza molto diversa dall’adozione di un bambino.

di Riccardo Bonacina

Nell?articolo «Adozioni? Sì, ma a distanza», pubblicato su Vita del 20 maggio, parlando delle coppie gay a cui la legge spagnola riconoscerebbe il diritto all?adozione, si sostiene che in quei casi sarebbe meglio indirizzarsi verso ?l?adozione a distanza?.
L?esperienza ci dice che se fatto per l?impossibilità di avere figli propri o adottati, il sostegno a distanza, in quanto non realizza quel rapporto di genitorialità tipico di queste situazioni, ha buone probabilità di creare delusione nella coppia e diventa un?ulteriore tragedia per bambini che vivono già in condizioni subumane.
Ne è vero che il sostegno a distanza è un modo meno impegnativo di essere genitori; basta considerare il fatto che si viene coinvolti in situazioni drammatiche e in realtà socio-culturali a volte per noi inaccettabili e che ciò richiede una notevole maturità e capacità di amare.
Essere sostenitori Sad aiuta ad essere genitori e in Italia crescono le famiglie che aderiscono ai progetti di sostegno a distanza anche con l?obiettivo di dare ai propri figli la possibilità di un?esperienza più vicina alla realtà del nostro mondo e una educazione all?esercizio concreto dei valori umani e religiosi. Inoltre va considerato il fatto che il Sad aiuta non solo bambini, ma anche adulti e comunità: situazioni che non rientrano certo tra le tipologie dell?adozione.
Da anni stiamo attenti a specificare e insistiamo sul fatto che la solidarietà attraverso la forma del sostegno a distanza è un?esperienza molto diversa dall?adozione di un bambino, italiano o straniero.
Per realizzare maggiore trasparenza e per evitare ogni equivoco, nel 2000 con la Carta dei principi per il sostegno a distanza le associazioni italiane che se ne occupano decisero, nonostante il termine ?adozione a distanza? fosse quello più usato, che la dizione ?sostegno a distanza? (Sad) fosse quella che comprendeva tutte le forme di solidarietà, variamente denominate, che avevano specifiche caratteristiche quali: l?aiuto a distanza indirizzato a persone, singoli e comunità, per il loro autosviluppo, con il carattere della continuità e attraverso un rapporto di amicizia, di condivisione e di scambio culturale. Dal momento che oggi sono oltre un milione e mezzo gli italiani che aderiscono a progetti Sad, non sarebbe bene che anche nelle istituzioni si facesse chiarezza e si evitasse di affidare la competenza sul sostegno a distanza agli stessi organismi chi si occupano di adozioni ?
Vincenzo Curatola, portavoce Forumsad

Cara Curatola, la sua precisazione è alquanto opportuna e completa l?informazione data nel servizio da lei citato. Grazie.

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